mercoledì 24 giugno 2009

Disservizi

Domenica mattina, stazione dei pullman di Bristol.
Attendo con ansia l'arrivo del pullman per Portishead, la ridente località sul fangoso canale di Bristol che ha dato il nome al famoso gruppo musicale. Per chi accogliesse questa puntualizzazione con sorriso sarcastico, sottolineo che non è affatto poco. Tutte le altre ridenti località che si affacciano sul canale di Bristol, infatti, si possono fregiare del solo attributo fangoso.
Comunque, ad un certo punto il pullman arriva e io faccio per salire quando l'autista mi ferma e dice di aspettare, qualcosa non va nel pullman. O cazzo, penso io, sono finito! E' domenica mattina (neanche tanto avanzata, sapete come sono fatto: amo partire presto), come si fa a riparare un guasto? Mi toccherà aspettare il pullman dopo, penso, poi l'autista sparisce. Quando ricompare apprendo che il guasto è il tergicristallo che non è in posizione e, seppur con cautela perchè non so mai se capisco esattamente quello che mi dicono, ricomincio a sperare di partire in orario: in fondo chi se ne frega di un tergicristallo per un viaggio di 40 minuti se non piove? Tra l'altro, chi l'ha mai saputo come si dice tergicristallo in inglese? Però la mimica era chiarissima, non poteva che trattarsi del tergicristallo, quindi tutti a bordo? - gli chiedo con un cenno. No. Nel Regno Unito non funziona così, se il tergicristallo non va, il pullman non funziona correttamente, logica conseguenza di ciò è l'avvio della procedura prevista in caso di guasto. Mi è stato chiaro solo in seguito perchè si possono permettere di essere fastidiosamente pignoli: non curante del fatto che la domenica è il giorno del signore e che, bene che vada, sono le nove e mezza del mattino, dopo pochi minuti arriva il furgoncino delle riparazioni con il suo bravo omino preposto alle riparazioni. Ero stupefatto, ma non era ancora niente. Nella mia carriera di pendolare sulla linea Bergamo-Milano, di omini preposti ne ho visti uno sterminio (sebbene non alle nove e mezza della domenica mattina) e questo, sistematicamente dico, non ha mai voluto dire un cazzo.
Quando ho visto il meccanico infilarsi i guanti e mettersi a lavorare, ho capito che avrebbe davvero potuto succedere qualsiasi cosa, era una specie di segno messianico per il pendolare che è in me, ero ormai pronto a vedere ogni meraviglia, immaginabile o no, materializzarsi davanti ai miei occhi. E le meraviglie sono effettivamente avvenute: l'autista che aiuta il meccanico, nessuno che urla a non si sa bene chi "Gennààààà cum'è che sa sssshvita stu cazz'e bbullone?" e non da ultimo i pezzi di ricambio necessari che sono già dentro al furgone. Certo il pullman è partito in ritardo, ma con solo venti minuti di ritardo, certo l'italiano che è in me forse non capirà mai fino in fondo la necessità di cambiare il tergicristallo, ma sono qui anche per imparare.
Ah, le immagini della gita che alla fine ho potuto fare:

Il primo post dal cellulare

Questo è il primo post dal cellulare, vediamo come viene. Ci metto pure una foto, via! Mi voglio rovinare!

lunedì 15 giugno 2009

Razionalità annebbiata

Oh, sentite questa, l'ho inventata io, per strada: "L'irrazionalità è un bisogno dell'uomo, la razionalità una necessità della società". Azz, sono un filosofo! D'altra parte finire di lavorare alle 8 di sera, quando entro a quella scatola misteriosa che è il computer avvengono cose razionalmente incomprensibili, lascia il segno. Sai quando le cose per magia smettono di funzionare improvvisamente e senza nessun motivo sensato? Ecco... di solito capita alle 5 del pomeriggio, il giorno prima di una presentazione e se c'è un disegno intelligente in tutto questo allora c'è qualche sadico lassù che si diverte a prenderci per il culo. Per questo l'irrazionalità è un bisogno dell'uomo.
E in mezzo a tutti gli sforzi razionali che devi fare per aggiustare le cose, per farle funzionare secondo un ordine e per portarsi a casa la pagnotta, mentre costringi il tuo cervello (anche limitato, lui, poverino) a spremersi per cacciare fuori qualche buona idea che ti consenta di tornartene a casa a scrivere il tuo blog, mentre lo imbrigli dentro tutta la razionalità di cui sei capace, ti sguscia fuori da non si sa dove un rigurgito di irrazionalità. E' così che tra un reboot e l'altro la mia collega dice "cioè hai capito? Questi hanno cominciato a parlare di trinità e io gli ho detto 'guarda, non mi parlare di trinità, io sono unitiarista', 'trinità? no non è la trinità', 'cooosa? Il padre il figlio e lo spirito santo, cosa sono?? la trinità!' cioè parlavano di trinità e non sapevano neanche quello che dicevano. No, io faccio parte degli unitaristi". "Ma siete cristiani?", le chiedo io. "Beh, più o meno ci sono vari gruppi, non c'è una dottrina fissa per tutti". Cioè, io me li immagino questi, incontrarsi in gruppi sempre più piccoli per inconciliabili divergenze dottrinali, ad avventurarsi in carpiati concettuali (tipici di molti ragionamenti religiosi) piuttosto che rinunciare al loro momento di irrazionalità istituzionalizzata. E non è un caso che questo Paese di pazzi con mille religioni fantasiose e un po' anarchiche sia lo stesso Paese che dà l'esempio al mondo in quanto ad ordine e organizzazione, ve l'ho detto e dovreste cominciare a credermi, perchè un giorno lo leggerete scritto nei baci perugina: "L'irrazionalità è un bisogno dell'uomo, la razionalità un necessità della società".