venerdì 28 agosto 2009

Dolori

Scrivo questo post grazie alla residua mobilità di cui ancora godono le dita delle mani, sebbene anche loro, come bene o male il resto del corpo, soffrano del primo allenamento di pallavolo dopo un anno di fermo assoulto.
Da un po' avevo il dubbio che il mio fisico si fosse un filo afflosciato (vedi questo vecchio post) ma solo un'idea vaga della portata dell'inflaccidimento, di cui, comunque, ho avuto piena coscienza non più di dieci minuti dall'inizio dell'allenamento. E la verità fa male, è proprio il caso di dirlo.
Nel gruppo ci saranno si e no tre inglesi, per il resto il gruppo vede la presenza di mezza Europa: greci, olandesi, italiani e polacchi. L'enclave polacca, in particolare, è una valanga di parolacce e pallonate proveniente ad occhio e croce da una serie C o superiore, credo sia la prima volta che certe cose avvengono nello stesso campo in cui gioco io e avrei anche potuto godermi di più lo spettacolo se il processo di legnificazione muscolare non avesse preso tanto precocemente il sopravvento.

sabato 1 agosto 2009

Venerdì sera all'inglese

"Ma Berghèm de hura o de hota?"
Non era esattamente quello che mi aspettavo di sentirmi dire in un venerdì sera all'inglese... ma tant'è: Massimiliano di Firenze era lì, nello stesso pub dove sono finito con alcuni colleghi venerdì scorso.
Se c'è una cosa che ho capito abbastanza presto è che tra colleghi, in Inghilterra, non c'è una grande confidenza. Tutti gentili, eh, per carità (almeno i miei, di colleghi), ma in Italia di solito si organizzano uscite tra colleghi (gli odiati aperitivi di Milano, per esempio) molto più di frequente.
Così, quando la settimana scorsa, dopo otto mesi di irreale silenzio, qualche impavido ha mandato una mail per organizzare un uscita tra colleghi, ho subito accettato. Un non proprio nutrito gruppo di quattro persone ha prontamente aderito all'iniziativa, per il resto la mail è stata bellamente ignorata per una settimana, salvo poi accampare le scuse più banali all'ultimo momento. Ok, meglio soli che male accompagnati, no?
E così comincia la mia unica serata di vita sociale con i colleghi in otto lunghi mesi, nella quale ho sperimentato, in prima persona, come sia il tipico venerdì sera all'inglese. Si beve un bicchiere in un bar, poi si cambia locale e se ne ordina un altro e così via, il tutto rigorosamente stando in piedi nei pressi del bancone. Considerando che la serata è cominciata attorno alle otto di sera (e, tra l'altro, non sono mica tanto puntuali, questi inglesi) alle undici e mezza mi ero già rotto i maroni di stare in piedi!
Io non so, ma ci deve essere lo zampino della genetica e probabilmente da queste parti sono dotati di una vescica urinaria molto più sviluppata della nostra, vuoi per capienza, vuoi per capacità contenitiva. Ad ogni ordinazione parte una pinta di birra o bene che vada un bicchierozzo di qualcosa, anche non leggero, ma di certo non la modica quantità e nonostante questo non hanno mai bisogno del bagno.
Io, che a metà serata avevo già visitato le toilette di tutti i posti dove siamo entrati, ho cambiato strategia e ho ordinato una tequila, tanto per ridurre i liquidi ingeriti. Mi hanno guardato come un alieno. Uno mi ha detto "ah, tu sei uno di quelli che bevono da alternativi", come potevo spiegargli la storia del cesso? Non mi sembrava elegante!
Poi la serata è finita, non tanto tardi che qui non si usa, diciamo che sarà stata mezzanotte (e diciamo anche che io sono stato il primo ad andare via, che nemmeno io uso molto) e io mi sono incamminato verso casa, sotto la tipica pioggerellina inglese, dopo un tipico venerdì sera inglese, con il desiderio, disperato di nuovo, di arrivare al bagno.